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Roy-Bhattacharya Joydeep
traduzione dall’inglese di Monica Capuani
«Il primo grande romanzo sulla guerra in Afghanistan». The Wall Street Journal
Una base statunitense nella provincia di Kandahar in Afghanistan. In lontananza si distingue la sagoma di una donna avvolta nel suo burqa. Lei è venuta giù dalla montagna in una sedia a rotelle da quando le sue gambe sono state mutilate. Viene a reclamare il corpo di suo fratello, un leader tribale pashtun ucciso durante un’offensiva lanciata contro gli americani. Il personale militare rimane diffidente: si tratta di una sorella in lutto, di un attentatore suicida, di un inviato dei talebani o di un terrorista travestito da donna o è un tentativo di deviazione? Per tre giorni, la donna insiste giustificando il suo unico scopo: evitare che il cadavere del fratello si decomponga sotto il sole cocente. Le sorti di tutti gli uomini si collegano, loro malgrado, nello spazio ostile e maestoso del deserto. Senza mai prendere posizione, l’autore dà voce ai diversi soggetti – la giovane donna, l’interprete, il medico, e i diversi ufficiali e soldati. Sperimentiamo un conflitto crudele e assurdo, rivelandone la complessità. Ogni personaggio, qualunque sia il suo campo, non ha solo una voce, ma anche un volto, una propria personalità.
Il romanzo rivisita alcuni temi della tragedia greca, e s’interroga sui danni collaterali della guerra, l’idealismo, i valori occidentali. Bello e magistrale.
«La storia di Sofocle di Antigone, che esige il corpo di suo fratello dopo che era stato decretato che il cadavere del traditore fosse lasciato a marcire, è magistralmente trasferita e aggiornata in questo romanzo. L’Antigone di Roy-Bhattacharya è una donna afghana». The Guardian
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