Hotel Royal

traduzione dal giapponese di Alessandro Clementi degli Albizzi

Sette storie che si intrecciano con quella dell’Hotel Royal, un luogo sospeso su un’altura tra il blu del cielo e il verde delle paludi della più settentrionale delle isole giapponesi, dove si va per fare sesso guidati da un’insegna a caratteri rossi bordati di giallo su sfondo blu, ma dove il sesso è solo la manifestazione di qualcos’altro che preme dentro: delusione e speranza, sopportazione e ribellione, dedizione e sopraffazione, voglia di vivere, voglia di morire.
Incontreremo l’Hotel Royal nel momento in cui è un edificio ormai in abbandono, per poi andare a ritroso nel tempo lasciandoci trasportare dalle vicende dei personaggi in un crescendo d’intensità, che porta fino all’epifania, quando a brillare erano solo speranza e voglia di vivere.

“L’umorismo spruzzato ovunque ci coglie alla sprovvista e ci fa ridere, ma tutti i personaggi sono in una condizione di sofferenza, povertà. Relazioni umane insostenibili riempiono le pagine. Ma la realtà è che molti dei giapponesi combattono giorno per giorno vivendo spalla a spalla con questa sofferenza, ed è una realtà che va guardata in faccia.” Atōda Takashi (vincitore del premio Naoki 1979)

“Un luogo dove uomini e donne vanno per unire i loro corpi ma nello stesso tempo anche per prendere coscienza della distanza che li separa. Smarrimento e estraneità sono descritti con grande leggerezza.” Kirino Natsuko (premio Naoki 1999)