Il lavoro del cercare lavoro: “Voglio essere qualcuno” di Asai Ryō
On 4 Ottobre 2022 | 0 Comments
C’è chi compra un tailleur, chi abbandona un look un po’ troppo trasgressivo, chi va in uno studio fotografico per la fototessera del curriculum: nel gruppo di Takuto ci si prepara al mondo del lavoro in tanti modi differenti, con un misto di eccitazione, ansia e incertezza.
I suoi amici e le sue amiche amano l’arte, hanno circa vent’anni e un bagaglio di esperienze all’estero: eppure questo non basta a rendere le cose più facili. Con le sue tempistiche, i suoi rituali e i suoi ostacoli, il job hunting si trasforma facilmente in un’occupazione a tempo (quasi) pieno e in un pensiero fisso che sconfina nei social media, nella vita privata e nelle relazioni.
In “Voglio essere qualcuno” Asai Ryō ci offre in forma narrativa “uno spaccato convincente sulla generazione Y del Giappone contemporaneo”, come spiega il traduttore Alessandro Passarella. Il vero focus del romanzo, rivelato dall’autore in un’intervista, è però rappresentato da “gli aspetti velenosi che tale ricerca [del lavoro] fa affiorare nella gente”, così come dall’ipocrisia che la permea.
Inserirsi nel mondo professionale, in altre parole, non è soltanto un step obbligato per diventare persone adulte economicamente autonome: è un vero e proprio rito di passaggio che prevede dedizione, strategia e molta forza d’animo.

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