Bintu vive a Dakar, alla fine degli anni Settanta, sul confine tra infanzia e adolescenza. I suoi giorni sono fatti di cose semplici — lo studio, le uscite con la sua migliore amica, gli eventi minimi del quartiere —, e profumano di legno, burro di karitè, tamarindo, noce moscata.
L’incontro con la famiglia paterna e, in particolare, con la temuta e temibile nonna Nagnouma dalla Guinea porta aria nuova nella sua quotidianità. La cultura e la visione della matriarca cozzano, infatti, con quelle della madre di Bintu, mai veramente accettata: nonostante ciò, la ragazza si lega all’energica nonna, alla sua lingua, alle sue canzoni e ai suoi gesti, talvolta bruschi, talvolta teneri.
Dietro questi, come ci rivela Nelly Diop, autrice del nostro nuovissimo romanzo “La voce dell’elefante”, si celano gli intrecci della Storia e delle figure che l’hanno plasmata (anche non disdegnando la forza) con le vicende familiari di Nagnouma: nodi difficili da districare e, ancora oggi, brucianti.
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