Dopo mesi di dolore e incertezza, Mizuki sembra finalmente aver ricominciato a vivere. Una sera, però, tutto cambia: suo marito Yūsuke, di cui si erano perse le tracce in modo improvviso e inspiegabile tre anni prima, riappare nella loro casa e le chiede di seguirlo.
Credere alle parole di lui è come attraversare un sogno scandito dai rumori e dai brusii dell’acqua — quello stesso elemento che lo ha accolto, stretto, cullato e tormentato. E dell’acqua la loro relazione ora ha anche la forma effimera e sempre mutevole.
Colto, pieno di simbolismo, poetico, “Viaggio verso la riva” di Yumoto Kazumi rivela un mondo percepito “come fragile”, ricorda la traduttrice Maria Elena Tisi, “e che tale si era decisamente rivelato dopo gli avvenimenti di fine secolo in Giappone che avevano evidenziato come ci muoviamo sempre più su un terreno instabile, circondati da una realtà incerta e inquieta che però mantiene anche alcune cose che suscitano un indescrivibile sentimento che tocca il cuore”.
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