Gli oppositori sono molti, è vero. Non appena la Russia è risorta dalle ceneri Grigie, non appena ha preso coscienza di sé, non appena sedici anni fa il padre del Sovrano Nicolaj Platonovič pose la prima pietra alle fondamenta del Muro Occidentale, non appena cominciammo a staccarci dall’estraneo fuori e dal diabolico dentro, gli oppositori presero a infilarsi attraverso tutte le fessure, come dorifore. È vero, una grande idea genera anche grande opposizione. Sono sempre esistiti nemici del nostro Stato, esterni e interni, ma la lotta contro di noi non si è mai inasprita in modo così feroce come nel periodo della Rinascita della Sacra Russia. Più di una testa è rotolata giù dal Lobnoe Mesto in questi sedici anni, più di un treno ha portato via oltre l’Ural i nemici e le loro famiglie, più di un gallo rosso ha cantato all’alba nelle tenute dei nobili, più di un voivoda ha scoreggiato sul banco con i rulli al Dicastero degli Affari Segreti, più di una lettera anonima è finita nel cassetto di Parola e Azione alla Lubjanka, più di un cambiavalute ha avuto la bocca riempita di banconote frutto di azioni criminali, più di uno scrivano è stato lessato in acqua bollente, più di un messo straniero è stato cacciato fuori da Mosca sui tre “stalloni” gialli dell’infamia, più di un addetto alle notizie è stato gettato dalla torre di Ostankino con le piume d’anatra sul sedere, più di un sobillatore-imbrattacarte è stato affogato nella Moscova, più di una vedova di nobile è stata rispedita dai genitori in tulup di pecora, nuda e priva di sensi…
Ogni volta che mi trovo alla Cattedrale della Dormizione con una candela in mano mi tormenta un pensiero segreto, sovversivo: se non ci fossimo stati noi, ce l’avrebbe fatta il Sovrano da solo? Gli sarebbero bastati gli strelizzi, il Dicastero degli Affari Segreti e il reggimento del Cremlino?
E coperto dal canto del coro mi sussurro piano:
«No».
(Vladimir Sorokin (Bykovo, Russia, 1955), La giornata di un opričnik, Atmosphere libri 2014, trad. di Denise Silvestri. Il romanzo ha vinto nel 2015 il premio Von Rezzori per la migliore opera di narrativa straniera pubblicata in Italia.)
La giornata di un opričnik (Den’ oprichnika, 2006) è un romanzo distopico di tono marcatamente grottesco e pulp, ambientato nel 2027 in una Russia in cui da sedici anni è stato restaurato il potere imperiale. Il romanzo narra alla prima persona una giornata nella vita di un opričnik, il membro di un corpo para-poliziesco alle dirette dipendenze del Sovrano, che agisce con efferata violenza e al di fuori di ogni legalità contro chiunque venga individuato come nemico dello Stato – con sadica ferocia, ma anche con spreco di segni della croce, giaculatorie e apologie della santa chiesa ortodossa, l’unica ad aver mantenuto la purezza della fede. Una contraddizione soltanto apparente, in quanto chiunque si ponga poco o tanto criticamente nei confronti del blocco identitario-autocratico Stato-Chiesa, si pone ipso facto fuori dalla comunità dei santi, della vera e degna umanità, decade dallo status umano, non è che “putridume” che deve essere snidato col fiuto del cane e spazzato via con la scopa delle pulizie (a proposito di pulizie si vedano stralci di discorsi e scritti di Putin qui).
Una testa di cane e una scopa appese all’arcione erano i segni distintivi degli opričniki storici: l’esercito privato dello zar Ivan IV il Terribile che nella seconda metà del XVI secolo assassinò, torturò e stuprò un numero enorme di persone, spesso con la partecipazione diretta dello zar che condiva le più orrende nefandezze con una dose abbondante di mistica religiosa. Il romanzo di Sorokin mette bene in evidenza il mix di violenza feroce, stupro, maschilismo ossessivo e balbettamento mistico che getta una luce satirica, ma neanche troppo, sul carattere irrazionale, nazionalista e autoreferenziale di certa religiosità del cuore russo-ortodossa, genere il grande peccatore che però ha la fede, quindi in realtà è un grande santo. In ogni caso già nel 2006 Sorokin conosceva bene i suoi polli, se è vero che in certi passi del romanzo sembra di sentire la viva voce del patriarca Kirill.
Una tecnologia futuristica (e in parte favolistica) spinta e un’ideologia pseudo-medievale di fondo sono le due radici da cui il romanzo trae la sua particolare coloritura. Se aggiungiamo che la tecnologia – così come i beni di lusso – è tutta di produzione cinese (cioè estera, nel romanzo un’origine estera occidentale non è possibile, come vedremo), mentre l’ideologia medievale è strettamente made in Russia, avremo che il romanzo ci offre un’immagine senz’altro caricata ma non così lontana dalla realtà della Russia odierna.
English Wikipedia dedica al romanzo di Sorokin un ampio articolo da cui traggo qualche informazione:
Krasnov noted that in Asian societies, it is the collective that takes precedence over the individual, and for this reason argued that Russia was an Asian as opposed to a European nation.
Gli opričniki formano una collettività saldata col sesso e col sangue, legittimata dalla religione e dalla fedeltà alla più grande collettività (nazione), di cui il Sovrano non è che la pallida e insignificante icona.
In Day of the Oprichnik, both sex and violence are always done collectively. The purpose of the Oprichniki in the novel is to annihilate any notion of individualism and to promote the reestablishment of "we" as the basis of thinking rather than "I”.
Se infatti guardiamo alla più vasta collettività, se guardiamo al noi, al popolo, troveremo soltanto una massa di anonimi, disprezzati dagli stessi opričniki e unicamente funzionali alla creazione di una informe e peraltro malfunzionante nazione, su cui eccezionalmente può stagliarsi una graziosa figurina tratta da un album di fogge medievali. In questo contesto, il vero e unico crimine dei cosiddetti “nemici dello Stato” è voler essere individui.
Come dicevamo, al netto del grottesco e del pulp, sedici anni dopo la sua prima pubblicazione La giornata di un opričnik restituisce un’immagine abbastanza profetica della Russia odierna. Rimane da fare un’unica correzione: prima di costruire il Muro Occidentale il Sovrano ha deciso di allargarsi.
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