Julie Grelley, sceneggiatrice nata a Parigi nel 1970. La Grelley ha bene in mente la lezione minimalista di Bret Easton Ellis, e usa parole semplici, affilate, millimetriche, per mostrare al lettore verso la schizofrenia di Colline. Il delirio della protagonista di Angeli acquista tratti mistici, i brevi capitoli che compongono il romanzo aiutano a capire meglio le ragioni del dolore di Colline, il suo desiderio di purificazione, dopo che la macchina dell’apparenza l’ha macinata e rigettata. Non c’è compiacimento da parte della Grelley nel descrivere l’evirazione cui sono sottoposti i ragazzini vittime di Colline, solo una estenuante volontà di capire, resa attraverso una chiarezza espositiva abbacinata, tremenda, moralmente e intellettualmente onesta.
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