Vladimir Georgievič Sorokin (nato il 7 agosto 1955) è uno scrittore, drammaturgo, pittore e sceneggiatore russo. Nel 1977 terminò gli studi presso l’istituto di Petrolio e Gas “Gubkin” di Mosca, specializzandosi in ingegneria meccanica. Una volta laureato, Sorokin per un anno lavorò per la rivista Smena, da dove venne poi licenziato per il rifiuto di entrare nella Comunità Comunista dei Giovani (Komsomol). Ha partecipato a molte mostre come pittore e disegnatore delle copertine di libri. Come scrittore ha esordito nel 1985 con il racconto Očered‘ (La coda) pubblicato a Parigi ed insignito in Germania dal premio del Ministero di Cultura Tedesco. Tra le sue opere successive sono da segnalare i romanzi Lëd (Ghiaccio), Norma (1994), Goluboe salo (1999), Den’ opričnika (La giornata di un opričnik, 2006), Sakharnyj Kreml’ (2008), le raccolte di racconti Pervyj subbotnik (1992), Zaplyv (i racconti scritti negli anni 1970-80, edito nel 2008), i testi teatrali Doverie (1989), Dostoevsky-Trip (1997), Zanos (2009, in memoria del poeta Dmitrij Prigov), la sceneggiatura dei film Moskva (2001, insieme al regista del film Aleksandr Zel’dovič), Kopejka (2001, insieme al regista del film Ivan Dykhovičnyj), 4 (regia di Il’ja Khržanovskij). Nel 2001 gli è stato assegnato il premio letterario Andrej Belyj per meriti speciali nell’ambito di letteratura russa. All’estero è conosciuto soprattutto in Germania, ma è stato tradotto anche in molte altre lingue del mondo. In Italia sono stati pubblicati il racconto lungo La coda (traduzione di P. Zveteremich, Guanda ed., 2001), alcuni dei suoi racconti, tra cui Polline di pioppo e Hiroshima (in Mosca sul palmo di una mano: 5 classici della letteratura contemporanea, Plus, Pisa 2005), La seduta del comitato di fabbrica (nell’antologia Fiori del male russi compilata da V. Erofeev), il primo capitolo del suo romanzo La giornata di un opričnik (La Repubblica, 23-09-06; traduzione di M. Dinelli). Nel 2005 presso le edizioni Einaudi esce il suo romanzo Ghiaccio (traduzione di M. Dinelli). Nel 2015, Sorokin ha vinto con La giornata di un opričnik la IX edizione del Premio Von Rezzori, dedicato alla migliore opera di narrativa straniera pubblicata in Italia.
Atmosphere libri ha anche pubblicato il sequel del romanzo dal titolo Cremlino di zucchero.
Questa la motivazione con cui la giuria ha assegnato il Premio a La giornata di un opričnik di Vladimir Sorokin:
“Il romanzo di Vladimir Sorokin si svolge nell’anno 2027 in una Russia fittizia. Racconta un giorno della vita di un Opričnik. È un riferimento a una setta creata da Ivan il Terribile nel 1565 con lo scopo di eliminare i suoi nemici spesso ricorrendo a mezzi brutali e cruenti. Nel mondo raccontato da Sorokin gli eccessi dell’impero di Ivan il Terribile e della Russia di Putin sono ampliati e resi nei più fantasiosi ed orrendi dei modi. Nessun dettaglio ci è risparmiato. Dallo stupro di gruppo della moglie di un nobile sospetto, trovata nascosta in una gigantesca stufa ad una visita degli Opričnik a una sauna dove si godono un’orgia sublimata da droghe e dai vapori del kvass e poi si rilassano ascoltando Rachmaninov sorseggiando champagne dello Szechuan. Questi odierni Opričniki invece che con i neri stalloni del tempo antico si spostano su delle Mercedes russe sul cui cruscotto sono appese delle teste di cane tagliate di fresco. Una delle particolarità di questo libro è il linguaggio inventato da Sorokin per raccontare questa nuova Russia. È un mish-mash di gergo di business, di diktat della Russia imperiale, di propaganda sovietica e di folklore. Al primo impatto La giornata di un Opricnik sembra essere precipitato tra noi da un altro pianeta, ma ha un posto ben radicato nella tradizione russa. Si sente l’eredità di due grandi satiristi, Bulgakov e Gogol nel cumulo barocco dei dettagli, nell’abile tessitura di fantasia e di realtà, nell’azione senza sosta. Naturalmente si sentono degli echi di Solgenitsin da Ivan Denisovic come pure la vertiginosa abilità linguistica ci fa pensare a Dostoevskij. Sorokin piace non solo per la sua continuità col passato, ma perché ne fa qualcosa di estremamente nuovo, terrificante e comico. Edmund White lo ha definito con grande efficacia un diamante nero”.
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